La Tecnica Terapeutica dell’Orgonoterapia
La tecnica terapeutica
L’orgonoterapia utilizza tre strade per ripristinare il funzionamento naturale dell’organismo e sono:
- la respirazione
- l’analisi del carattere
- il lavoro biofisico sui muscoli
La respirazione
Si invita il paziente a respirare in modo naturale attraverso la bocca.
Solitamente, dopo pochi minuti, si avvertono delle sensazioni in varie parti del corpo, formicolii attorno alla bocca, alle mani ed ai piedi.
(reazioni di questo tipo rappresentano una prima risposta dell’organismo corazzato all’aumentata carica energetica prodotta dalla respirazione e sottolineiamo che il blocco respiratorio è il primo meccanismo adottato dal bambino per far fronte a sensazioni piacevoli)
In seguito, con il proseguire della terapia, il paziente può respirare quanto vuole senza che queste manifestazioni si verifichino.
Altre reazioni indotte dalla respirazione sono:
- un senso di vertigine (frutto questo di un blocco del segmento oculare che è sempre presente in ogni persona, anche se di intensità variabile)
- un senso crescente di ansia (ormai dovrebbe essere chiaro che una delle funzioni più importanti della corazza, se non la principale, è proprio quella di evitare l’ansia), formicolii transitori in varie parti del corpo (è l’energia che riprendere a scorrere).
Con il procedere del trattamento queste reazioni si modificheranno, alcune diminuiranno, altre, come l’ansia, andranno incontro a fluttuazioni.
Tutto questo ci indica che la corazza sta cedendo, con la liberazione, graduale, della naturale circolazione energetica dell’organismo.
L’analisi del carattere
L’analisi del carattere consiste nel mettere a fuoco sistematicamente gli atteggiamenti caratteriali ormai assunti cronicamente dal paziente.
Tali atteggiamenti sono stati eretti con la funzione di difesa da sensazioni estremamente spiacevoli e dolorose e vengono vissuti come aspetti integrali e fondanti del proprio Io
“vede dottore, io sono fatto così”
“questa è la mia natura ed io non posso farci niente”
e come tali verranno sempre strenuamente difesi.
In realtà i tratti caratteriali sono suscettibili di analisi e possono essere modificati.
Un corretta analisi del carattere consente di dipanare in modo logico l’intricata matassa delle stratificazioni caratteriali.
Quando il conflitto responsabile della loro insorgenza è stato affrontato e risolto si dissolveranno per far posto a nuovi atteggiamenti genuinamente naturali e razionali.
Così la persona timida e remissiva acquisirà più coraggio e determinazione, quella sempre distratta e con la testa fra le nuvole sarà più in contatto con sé stessa e con il suo ambiente, la persona iperansiosa proverà ansia solo in quelle circostanze che la giustifichino realmente, la persona indecisa sarà in grado di operare delle scelte razionali.
Il terapeuta, nell’analizzare il carattere di una persona, cercherà di individuare il filo rosso;
questo aspetto, basilare per ogni trattamento analitico-caratteriale, può essere definito come quella peculiare modalità difensiva che il paziente attua per difendersi dall’ansia e rappresenta quel quid che, a parità di diagnosi, caratterizza e distingua una persona dall’altra e che guida il terapeuta nello smantellamento sistematico delle difese.
In orgonoterapia non si cerca di inquadrare una persona entro uno schema diagnostico per trattare tutte le persone con la stessa diagnosi nello stesso modo.
Al contrario, si fa derivare l’intervento terapeutico dalla struttura biofisico-caratteriale del singolo paziente, per questo ogni trattamento è unico ed irripetibile.
Abbiamo accennato alla diagnosi che in orgonoterapia è sinonimo di diagnosi caratteriale.
Praticamente ogni persona, nel corso del proprio sviluppo, ha incontrato dei problemi collegati ad una specifica fase del percorso evolutivo.
Per fasi intendiamo quelle classiche freudiane (orale, anale, fallica e genitale, con l’aggiunta della fase oculare introdotta da Baker nel 1967) che rappresentano dei momenti essenziali e fondanti nel determinare l’intero assetto psico-bio-emozionale della persona.
Ognuna di queste fasi si incentra in una zona corporea o zona erogena, che, in quella determinata fase di sviluppo è la più carica energeticamente ed è lo strumento con cui si entra in contatto con il mondo secondo le modalità tipiche di quella zona.
Ad esempio la dipendenza della fase orale o l’ostinazione della fase anale.
Quando una fase di sviluppo non cede completamente il passo a quella successiva, ma continua a permanere in modo più o meno evidente, si dice che quella persona presente un blocco relativo alla fase in questione.
La presenza di un blocco colora il carattere e l’esistenza dell’individuo che lo ha sviluppato.
Ad esempio un blocco orale si evidenzierà da un eccessivo desiderio di cibo, dalla tendenza a fumare o a parlare eccessivamente o da una incapacità ad assumersi pienamente le proprie responsabilità, retaggio, questo, della dipendenza infantile mai completamente superata.
Si distinguono due tipi fondamentali di blocchi quello represso, in cui la frustrazione è stata totale e quello insoddisfatto, in cui si è verificata una frustrazione improvvisa o eccessiva ma solo dopo che il bambino aveva sperimentato un certo grado di soddisfazione.
Una volta stabilita la diagnosi ed individuato il filo rosso, il trattamento procede entro binari chiari che, molto spesso, consentono al terapeuta di prevedere l’andamento del lavoro di scorrazzamento e che, comunque, sempre, consentono di sapere dove si trova il paziente ad ogni momento della terapia.
Il lavoro biofisico sui muscoli
La terza modalità di intervento in orgonoterapia è costituita dal lavoro biofisico sulla muscolatura, quindi, sulla corazza muscolare o somatica.
Abbiamo già rilevato la connessione funzionale che lega i due aspetti della corazza, caratteriale e muscolare.
Un tratto caratteriale può, pertanto, essere eliminato o per mezzo dell’analisi del carattere o attraverso la liberazione della specifica emozione contenuta e trattenuta in uno specifico gruppo muscolare.
Un risultato del genere viene ottenuto attraverso la compressione del muscolo o dei muscoli interessati fino al punto in cui un’ulteriore contrazione non è più possibile.
Se si è agito correttamente, l’emozione intrappolata emerge in tutta la sua intensità e drammaticità e, qualora sia presente uno specifico fatto traumatico o un ricordo, il paziente rammenterà l’episodio, di solito risalente all’infanzia, con tutta l’intensità di allora, esattamente come se lo stesse rivivendo nel presente, perché quell’emozione, a suo tempo non espressa ed intrappolata nell’inibizione caratteriale, ma rimasta sempre viva, potrà finalmente manifestarsi.
Un commento a questo aspetto della terapia è d’obbligo.
Spesso si sente di persone che praticano il “massaggio reichiano”.
Questa non è altro che una grossolana distorsione del lavoro sulla corazza muscolare.
In orgonoterapia non si “massaggiano” i muscoli, ma si aiuta il paziente ad esprimere ciò che la muscolatura di un certo distretto trattiene.
Perché si ottenga un effetto terapeutico è necessario che il paziente ed il terapeuta siano in contatto,
che il terapeuta sappia esattamente a che punto è il paziente e quanta energia il suo biosistema sia in grado di tollerare in quel momento
e, non meno importante, che il terapeuta sia in grado di “reggere” l’intenso impatto emotivo che questa procedura inevitabilmente comporta.
Naturalmente è necessario che chi esercita questa terapia sia un medico con profonde conoscenze di anatomia, di fisiologia e di psichiatria e che sia in grado, inoltre, di intervenire qualora si verifichino delle reazioni intense sul piano psico-fisico.
La scelta di intervenire sull’aspetto psichico piuttosto che su quello muscolare della corazza, dipende esclusivamente da quanto il paziente sia in contatto con le proprie inibizioni emozionali.
Le contraddizioni e le difese caratteriali saranno messe a fuoco dall’analisi del carattere, il lavoro somatico sarà insostituibile per esprimere quelle emozioni che il paziente “sente” dentro di sé in modo spontaneo o come effetto dell’analisi del carattere.
L’orgonoterapia è uno straordinario mezzo di intervento, con enormi potenzialità benefiche, ma per la sua profondità d’azione richiede la massima attenzione e preparazione da chi la esercita.
Nessuno, senza adeguata preparazione, si improvviserebbe chirurgo ed l’orgonoterapia non è certamente da prendersi più alla leggera della chirurgia, sempre che si intenda scorazzare il paziente e non solamente “solleticargli la corazza”.